Descrizione e consistenza attuale del volontariato di protezione civile in provincia
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Autori: U.O. Difesa del Suolo e Protezione Civile della Provincia di Reggio Emilia
Nota: Ai sensi della legge regionale n. 13/2015 dell’Emilia Romagna, dal 1 gennaio 2016 la funzione Protezione civile non è più esercitata dall’ente provinciale ma dall’Agenzia regionale per la Sicurezza e la Protezione civile che ha sede a Bologna.
La Regione Emilia-Romagna - Agenzia di Protezione Civile, sulla base del progetto “Colonna Mobile Nazionale delle Regioni", ha da tempo istituito la Colonna Mobile Regionale per una adeguata risposta alle situazioni di crisi e di emergenza, nonché per una gestione efficiente delle risorse (art. 14 e art. 17 della Legge Regionale 1/2005).
La Colonna Mobile Regionale risulta composta dall’insieme di uomini, attrezzature e procedure operative che è evoluta nel corso degli anni implementando e migliorando gli standard sia strutturali che organizzativi; è una struttura modulare di pronto impiego, autosufficiente, il cui impiego è disposto e coordinato dal Direttore dell’Agenzia regionale, in raccordo con le competenti strutture organizzative delle Province interessate, per interventi nell’ambito del territorio regionale, nonché, previa intesa tra il Presidente della Giunta regionale e i competenti organi dello Stato e delle Regioni interessate, per interventi al di fuori del territorio regionale e nazionale.
La Colonna Mobile Regionale dell'Emilia-Romagna è costituita dall'aggregazione di più Colonne Mobili Provinciali del Volontariato integrate con i moduli funzionali di pronto impiego autosufficienti e con altre attrezzature regionali, operativa entro 6/24 ore.
L'obiettivo di questa distribuzione sul territorio è quello di approntare una struttura atta a garantire il pronto intervento a livello locale di area vasta.
Alcune tra le varie funzioni assegnate alle Province dalla L.R.1/2005 riguardano la promozione ed il sostegno del Volontariato, la gestione delle emergenze nell’ambito delle proprie competenze e la vigilanza sulla predisposizione, da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi secondo le procedure definite nei piani di emergenza.Sul territorio reggiano attualmente sono vigenti due allerte sismiche: la prima a causa delle sequenze sismiche del Sisma Emilia 2012 (Nota DIP/0082811 del 7 dicembre 2012 del Capo Dipartimento della Protezione Civile) e la seconda in conseguenza delle sequenze sismiche registrate in Lunigiana e Garfagnana nel 2013 (comunicazioni del Capo Dipartimento della Protezione Civile alle Regioni Emilia-Romagna e Toscana su relazioni tecniche dell’INGV “attività sismica Garfagnana” ed ai Comuni maggiormente interessati dall'evento sismico del 25 gennaio 2013), nelle quali si ribadisce “la necessità di mantenere viva l'attenzione rispetto al rischio sismico, mediante lo svolgimento di attività di prevenzione e preparazione delle eventuali situazioni di emergenza”.
Solo negli ultimi 3 anni sono state emanate 3 Ordinanze del Capo del Dipartimento di Protezione Civile in conseguenza delle eccezionali avversità atmosferiche (OCDPC n. 130/2013, OCDPC n.174/2014, OCDPC n.232/2015) che hanno causato numerosi e rilevanti disseti idrogeologici nell'Appennino reggiano.
La parte di territorio pianeggiante, a nord della Via Emilia, è stata recentemente interessata dalla piena del Fiume Po di novembre 2014, da diverse criticità idrauliche della rete scolate di bonifica -aggravate dal danneggiamento degli impianti di sollevamento durante il Sisma 2012-, dalle ingenti precipitazioni nevose di inizio febbraio che hanno provocato anche un diffuso blackout (65.000 utenze).
Infine, gli eventi meteo particolarmente intensi verificatisi negli ultimi anni, da ultimi quelli avvenuti nelle vicine province di Parma e Piacenza, si manifestano sempre più frequentemente e rapidamente, talvolta non prevedibili per tempo.
Alla luce della situazione sopra descritta, si è confermata sempre più la necessità di strutturare un sistema provinciale autonomo che consenta di intervenire rapidamente nelle prime fasi di emergenza (6 ore). Pertanto la Provincia – Settore Protezione Civile ed il Coordinamento provinciale del Volontariato hanno deciso di strutturare un Colonna Mobile Provinciale organizzata per essere inizialmente autonoma (prime 24 – 48 ore), e per far questo è fondamentale essere già organizzati sul territorio stesso.
Infatti, durante la gestione dell'Emergenza Sisma Emilia 2012, il sistema di Protezione civile reggiano si è mobilitato in massa con funzionari, Volontari, materiali e mezzi per prestare soccorso ai Comuni modenesi e ferraresi colpiti dal primo forte evento del 20 maggio (Magnitudo 5.9). In occasione del secondo forte evento del 29 maggio (Magnitudo 5.8 ed epicentro più occidentale), che ha coinvolto anche i comuni reggiani, il nostro territorio si è trovato parzialmente sguarnito per i primi giorni, in attesa del rientro di alcune unità e dell'arrivo di materiali inviati dalla DICOMAC.
La Colonna Mobile Provinciale (CMP) di Reggio Emilia è stata istituita, in accordo col Coordinamento provinciale del Volontariato, con Delibera di Giunta Provinciale n. 296 del 10/12/2013 ed è stata inserita fra gli obiettivi strategici dell'Ente.
I punti cardine del progetto di Colonna Mobile Provinciale riguardano:
Il Documento Operativo che disciplina nel dettaglio questi temi, viene redatto e aggiornato nell'ambito di un apposito tavolo di lavoro col Coordinamento provinciale delle Organizzazioni di Volontariato per la Protezione Civile.
La CMP è una forza di pronto impiego in grado di mobilitarsi rapidamente sul territorio provinciale, con mezzi idonei e volontari adeguatamente formati, in caso di eventi emergenziali di protezione civile di tipo b) (crisi sovracomunale, provinciale, regionali, L.225/1992) per fornire una tempestiva risposta all'emergenza in atto, sia per i Comuni privi di organizzazioni di protezione civile sia per quei Comuni che, pur dotati di gruppi di protezione civile, devono chiedere un supporto esterno. Garantisce la pronta disponibilità 24 ore su 24, 365 giorni all'anno con tempi di attivazione in 6/12 ore. L'ambito di intervento ordinario è il territorio della provincia di Reggio Emilia e, in situazioni di gestione dell’emergenza, oltre il territorio provinciale anche l'ambito regionale e nazionale.
Il territorio reggiano è stato suddiviso in 4 ambiti ottimali di intervento che rappresentano inviluppi di gruppi di Comuni che condividono caratteristiche territoriali e rischi connessi principalmente ad eventi naturali. Inoltre, questa ripartizione ha tenuto anche conto della presenza di Associazioni di Volontariato, della dislocazione dei principali Centri di Comando e dell'assetto amministrativo delle Unioni di Comuni nel territorio provinciale.
Questa suddivisione non esaurisce i diversi scenari di rischio, poiché alcuni di questi, come ad es. il trasporto merci pericolose o il rischio legato a fenomeni meteo intensi (trombe d'aria, nubifragi ecc..) possono verificarsi sul territorio senza preavviso interessando vaste zone. Pertanto, la suddivisione in ambiti non sostituisce le analisi contenute nei Piani di Protezione Civile, ma ne raccoglie solo alcuni elementi sommari.
La CMP è costituita da mezzi e attrezzature, anche già disponibili, che sono costantemente oggetto di potenziamento, manutenzione e adeguamento agli standard individuati a livello regionale e nazionale.
Il nucleo è costituito dai materiali e mezzi della Colonna Mobile Provinciale del Volontariato, assegnati al Coordinamento provinciale del Volontariato dall'Agenzia regionale di Protezione Civile. A questi si aggiungono i mezzi di Colonna Mobile di “tipo B” -di proprietà delle singole Associazioni ma convenzionati con la Regione- e le ulteriori attrezzature di proprietà che le singole Associazioni intenderanno condividere col sistema provinciale di Protezione Civile, previa stipula di una convenzione con la Provincia per il loro impiego.
Secondo gli standard del progetto nazionale “Colonna Mobile Nazionale delle Regioni”, la CMP è costituita da:
1) MODULI FUNZIONALI:Task Force pronta partenza
2) SQUADRE SPECIALISTICHE PROFESSIONALI:
3) KIT SPECIALISTICI:
Moduli e kit specialistici saranno dislocati sul territorio presso i centri logistici provinciali (Centro Unificato Provinciale, Polo Logistico provinciale, Centri Sovracomunali), le sedi operative delle Associazioni locali di Volontariato, i Comandi e i Distaccamenti dei VVF, i Comandi Stazione del Corpo Forestale dello Stato, in modo strategico e con una logica di copertura completa e omogenea, in funzione delle tipologie di rischio presenti nelle diverse aree.
Ad ora, tutti i materiali e mezzi costituenti i predetti moduli e kit (censiti anche nell'applicativo web regionale STARP per la gestione del Registro del Volontariato) sono catalogati nelle relative schede “Moduli Funzionali” con indicato: descrizione, quantità, ubicazione, ambito territoriale di riferimento, proprietà e proposte di potenziamento. Inoltre, tutti i suddetti elementi sono stati suddivisi per ambito territoriale e modulo funzionale, ciascuno con un Volontario associato, indicato nell'allegato “Composizione Gruppi di Lavoro CMP”. Esempio:
Questo progetto richiede continuità di funzione, almeno rispetto ai primi 3 Moduli Funzionali:
A tal fine occorre individuare 3 figure che possano operare con continuità -sia in tempo di pace che in emergenza- all’interno delle predette aree. Le citate funzioni devono infatti trovare supporto e riferimento continuativo e qualificato, anche al fine di garantire l’immediata attivazione della CMP ed il necessario raccordo con la Protezione Civile della Provincia ed il Coordinamento del Volontariato.
L'attivazione della CMP compete alla Provincia d’intesa con il Coordinamento Provinciale del Volontariato al verificarsi di eventi calamitosi di tipo b) (esclusi quindi quelli che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria).
Attualmente sono più di 40 le Organizzazioni di Volontariato di protezione civile che potranno decidere aderire alla CMP (per un totale di circa 2.400 Volontari, da cui attingere per la creazione delle squadre specialistiche in caso di emergenza).
A seguito della Delibera di Giunta Provinciale n. 269/2013 "Istituzione della sezione provinciale dell'elenco regionale del Volontariato di Protezione Civile", ai sensi del DPCM 9/11/2012 e della DGR 1071/2013, le Associazioni aderenti al nuovo Coordinamento provinciale sono soggette a criteri stringenti di operatività.
All’atto di costituzione di tale struttura organica -riferita alle 3 funzioni essenziali alle gestione ottimale della CMP- ed alla luce della revisione del nuovo sistema regionale di allertamento meteo, sarà meglio definito il Modello di intervento della CMP, a partire dai Piani di Emergenza Provinciali redatti per stralci funzionali ai rischi, che disciplinerà funzioni, ruoli, effettiva operatività, dotazione e articolazione della CMP stessa.
Ambito A – comprende i comuni che condividono scenari di pericolosità legati, direttamente o indirettamente, ad eventi di piena del Po e ai tratti critici di pianura dei due principali affluenti: Crostolo ed Enza. Questa porzione di territorio comprende tutta l'Unione dei Comuni della Bassa Reggiana, nella quale il COM di Guastalla esercita funzioni di coordinamento, a cui si aggiunge il Comune di Gattatico
Ambito B – sono compresi i Comuni interessati storicamente da eventi sismici, sia direttamente (epicentri di Bagnolo e Correggio) che indirettamente (è compresa gran parte dei Comuni del cratere del Sisma dell'Emilia individuati dal DL del 1/6/2012) e che condividono, inoltre, scenari di pericolosità idraulica legati prevalentemente al reticolo minore o ad estesi allagamenti. In quest'area è attivo, come centro di coordinamento sovracomunale, il Centro Unificato Provinciale a Reggio Emilia.
Ambito C – comprende i Comuni che condividono scenari dove prevalgono la pericolosità idrogeologica e sismica. Infatti, a causa della natura montuosa del territorio, oltre all'esistenza di estesi movimenti franosi, sono numerose le riattivazioni di frane e crolli che hanno ripetutamente interessato diverse porzioni di questo ambito. Inoltre, la recente emergenza legata ai terremoti della Garfagnana del 25/01/2013 e del 21/06/2013 ha rimarcato la forte influenza che questa zona sismogenetica ha sugli scenari di rischio di questa zona. Così come per queste ultime emergenze, il Centro di Coordinamento dei i Comuni interessati da questa tipologia di eventi è il Centro Sovracomunale di Castelnovo ne' Monti.
Ambito B - C – È un ambito di transizione che condivide alcuni scenari di rischio con la zona B (rischio sismico) ed altri con la zona C (rischio idraulico dei torrenti appenninici e idrogeologico). Inoltre, è soggetto ad una pericolosità determinata da caratteristiche particolari di questa fascia di territorio della provincia, come ad esempio i tratti tombati dei corsi d'acqua pedeappenninici. Dal punto di vista sismico è una zona che, oltre a risentire dei terremoti della Zona B, ha proprie sorgenti sismogenetiche attive. Oltre ai Comuni della pedecollina, sono compresi anche i Comuni di Viano e Vezzano poiché condividono criticità, connesse con la presenza dei Torrenti Crostolo e Tresinaro, che si ripercuotono nei comuni immediatamente a valle (Quattro Castella e Scandiano).
Questa sezione è in allestimento. Ci scusiamo per il disagio.
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